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Incentivi alle imprese: agevolazioni fiscali per le pmi

Dalla Nuova Sabatini al Fondo Impresa Donna, dal Piano Transizione 4.0 al Fondo di Garanzia PMI: informazioni e aggiornamenti su finanziamenti agevolati per avviare nuove attività, contributi a fondo perduto e aiuti alle imprese.

Fonte (confcommercio.it)

Sono stati rinnovati con la Legge di Bilancio 2022 (Legge 30 dicembre 2021, n. 234) una serie di bonus e incentivi dedicati alle imprese per sostenere il mondo produttivo, in particolare a seguito dell’emergenza pandemica. Si tratta di misure fiscali, come ad esempio finanziamenti a fondo perduto o agevolazioni per l’acquisto di nuovi beni strumentali, avviate negli anni scorsi e prorogate anche nel 2022. Obiettivo comune è fornire aiuti alle imprese esistenti, incentivare gli investimenti, la digitalizzazione, la nascita di imprese a tasso zero e, in generale, rilanciare il sistema imprenditoriale nel panorama più vasto del PNRR.

In particolare, tra le agevolazioni più importanti per le imprese, è possibile menzionare il rifinanziamento della Nuova Sabatini e il Fondo Impresa Donna, una misura a supporto dell’imprenditoria femminile; ma anche il Fondo di Garanzia PMI e il Piano Nazionale Transizione 4.0, a cui si aggiungono gli incentivi per le assunzioni under 36 e una serie di agevolazioni per le imprese del Mezzogiorno e del Centro Italia che possono essere sintetizzate nell’iniziativa Resto al Sud.

Prorogati, inoltre, il credito d’imposta per gli investimenti in ricerca e sviluppo fino al 31 dicembre 2031, l’incentivo rivolto allo sviluppo della competitività delle imprese attraverso finanziamenti nel campo dell’innovazione tecnologica. Occorre, però, fare una precisazione poiché la proroga subirà delle modifiche rispetto al 2022. Fino al 31 dicembre 2022, infatti, il credito d’imposta sarà mantenuto al 20% (fino a 4 milioni di euro), dopodiché si ridurrà al 10% fino al tetto massimo di 5 milioni di euro.
Vediamo, nel dettaglio, alcuni tra i più importanti incentivi dedicati alle imprese.


Nuova Sabatini

La Nuova Sabatini è un’agevolazione fiscale per le imprese che investono nell’acquisto di nuovi beni strumentali, rivolti al miglioramento dell’attività d’impresa.

In cosa consiste l’incentivo per l’acquisto di beni strumentali

L’incentivo, messo a disposizione dal Ministero dello sviluppo economico, ha lo scopo di aumentare la competitività del sistema produttivo del Paese. La misura, infatti, sostiene l’acquisto di attrezzatureimpiantisoftwarehardwaretecnologie digitali e macchinari, anche se acquistati in leasing.

La Legge di Bilancio 2022 ha rifinanziato fino al 2027 la Nuova Sabatini, con un importo di 240 milioni di euro sia per il 2022 che per il 2023, 120 milioni di euro per ciascuno degli anni dal 2024 al 2026 e 60 milioni di euro per il 2027.

L’incentivo può essere riconosciuto in un’unica rata ma solamente per i finanziamenti che non superano i 200.000 euro (fino ad esaurimento delle risorse messe a disposizione). Per quanto riguarda, invece, i finanziamenti che superano l’importo di 200.000 euro, l’agevolazione è riconosciuta in più rate annuali.

A quali imprese è rivolta

L’agevolazione è diretta alle micropiccole e medie imprese (PMI) situate sul territorio nazionale, operanti in tutti i settori produttivi (inclusi pesca e agricoltura). A fare eccezione sono le attività finanziarie, assicurative e le “attività connesse all’esportazione e per gli interventi subordinati all’impiego preferenziale di prodotti interni rispetto ai prodotti di importazione”.

Inoltre possono accedere all’incentivo le imprese che, al momento della presentazione della domanda:

  • hanno una sede operativa in Italia;
  • sono regolarmente costituite ed iscritte nel Registro delle imprese, ovvero nel Registro delle imprese di pesca (ad eccezione di quanto previsto nel paragrafo successivo);
  • sono nel pieno e libero esercizio dei propri diritti, non sono in liquidazione volontaria o sottoposte a procedure concorsuali;
  • non rientrano tra i soggetti che hanno ricevuto e, successivamente, non rimborsato o depositato in un conto bloccato gli aiuti individuati quali illegali o incompatibili dalla Commissione europea;
  • non si trovano in condizioni tali da risultare “imprese in difficoltà” così come individuate nei rispettivi regolamenti unionali di settore.

Come usufruire della Nuova Sabatini

Per accedere alla Nuova Sabatini occorre fare richiesta di un finanziamento bancario e attendere la delibera. Il finanziamento dovrà essere erogato da una banca o da un intermediario bancario che aderisce alla convenzione tra il Mise, l’Abi e Cassa depositi e prestiti S.p.a.

Per usufruire dell’agevolazione è necessario, dunque, presentare una domanda di accesso all’incentivo per verificare e, conseguentemente attestare, che si è in possesso dei requisiti. Dopo che la banca o l’intermediario finanziario avrà verificato che la regolarità della domanda, sarà trasmessa al Mise. A questo punto si dovrà attendere che il Ministero confermi che i fondi siano disponibili dopodiché, in caso di risposta positiva, l’ente finanziario potrà concedere il finanziamento.Ultimi aggiornamenti

Per avere tutte le indicazioni sull’erogazione in più quote annuali della Nuova Sabatini è possibile consultare la Circolare n. 696 del 17 marzo 2022, che ne dispone il ripristino, ad eccezione delle domande di finanziamento per importi al di sotto dei 200mila euro. Per queste ultime, infatti, il contributo può essere erogato in un’unica rata (sempre nei limiti delle risorse a disposizione).

Fondo Impresa Donna

Il Fondo Impresa Donna è un sostegno finanziario per l’imprenditoria femminile, istituito dall’articolo 1, comma 97, della Legge 30 dicembre 2020, n. 178 e disciplinato dal Decreto Mise 30 settembre 2021 e dal Decreto interministeriale 24 novembre 2021, che aggiunge 160 milioni di euro alle risorse già previste.

Che cos’è il Fondo Impresa Donna

È un fondo di 40 milioni di euro che ha l’obiettivo di rafforzare il mondo dell’imprenditoria femminile, incentivando la nascita di nuove imprese, ma anche lo sviluppo e il consolidamento delle realtà già esistenti. Al fondo si aggiungono anche le risorse del PNRR, nell’ambito della missione “Inclusione e coesione”.

Come funzionano i contributi a fondo perduto per l’imprenditoria femminile

Le agevolazioni sono applicate a programmi d’investimento della durata massima di due anni e con un tetto di spesa ammissibile diversificato: 250.000 euro per le nuove imprese e 400.000 euro per imprese già esistenti.

Cosa finanzia il Fondo?

Le risorse del Fondo Impresa Donna sono impiegate per finanziare determinate tipologie di interventi, tra cui:

  • contributi a fondo perduto per avviare imprese femminili (con particolare attenzione alle imprese individuali e alle attività libero professionali in generale e con specifica attenzione a quelle avviate da donne disoccupate di qualsiasi età);
     
  • finanziamenti a tasso zero o comunque agevolati – sarà ammessa anche la combinazione di contributi a fondo perduto e finanziamenti – per avviare e sostenere le attività d’imprese femminili;
     
  • incentivi per rafforzare le imprese femminili, costituite da almeno 36 mesi, sotto la forma di contributo a fondo perduto del fabbisogno di circolante nella misura massima dell’80% della media del circolante degli ultimi 3 esercizi;
     
  • percorsi di assistenza tecnico-gestionale per attività di marketing e di comunicazione durante tutto il periodo di realizzazione degli investimenti o di compimento del programma di spesa, anche attraverso un sistema di voucher per accedervi;
     
  • investimenti nel capitale, anche tramite la sottoscrizione di strumenti finanziari partecipativi, a beneficio esclusivo delle imprese a guida femminile tra le start-up innovative e le PMI innovative, nei settori individuati in coerenza con gli indirizzi strategici nazionali.

Quali le imprese hanno diritto alle agevolazioni

Il Fondo Impresa Donna è destinato sia a imprese nuove che già esistenti, ed è accessibile a quattro categorie di beneficiari:

  • cooperative e società di persone con almeno il 60% di donne socie. Da sottolineare che i legali rappresentanti o amministratori non siano mai stati condannati con sentenza definitiva per reati che costituiscono motivo di esclusione dagli appalti;
     
  • società di capitale con quote e componenti del CDA per almeno due terzi di donne, anche in questo caso deve sussistere l’assenza di condanne definitive per i reati che comportano esclusione degli appalti pubblici;
     
  • imprese individuali la cui titolare è una donna e risulti non condannata in via definitiva per reati che costituiscono motivo di esclusione dagli appalti;
     
  • lavoratrici autonome che presentano l’apertura della Partita IVA entro 60 giorni dalla comunicazione positiva della valutazione della domanda;
     
  • persone fisiche con l’intenzione di avviare l’attività purché, entro 60 giorni dalla comunicazione positiva della valutazione della domanda, trasmettano documentazione dell’avvenuta costituzione.


Fondo di garanzia per le PMI

Il Fondo di Garanzia PMI, istituito con la Legge n. 662 del 23 dicembre 1996 e operativo dal 2000 con il Ministero dello Sviluppo Economico, è una misura che è stata modificata dal Decreto Cura Italia (decreto-legge 17 marzo 2020, n. 18) e potenziata con il Decreto Liquidità (decreto-legge 8 aprile 2020, n. 23) e consiste in garanzie statali ai finanziamenti richiesti dalle PMI.

Che cos’è il Fondo di Garanzia PMI

Il Fondo di Garanzia per le PMI è uno strumento che predispone garanzie pubbliche per le piccole e medie imprese, con l’obiettivo di sostenerle fornendo garanzie statali ai finanziamenti concessi da banche o intermediari finanziari (incluse le società di leasing).

Sono moltissime le imprese che hanno beneficiato dell’agevolazione, ottenendo finanziamenti da banche, o da altri enti finanziari, senza dover impiegare garanzie aggiuntive (come ad esempio polizze assicurative ) sulle risorse coperte dal Fondo.Per restare aggiornati sulle domande per l’accesso al Fondo delle imprese e sui finanziamenti è possibile consultare la pagina dedicata sul portale del Ministero dello sviluppo economico.

Come funziona il Fondo

Per richiedere il fondo occorre rivolgersi ad un ente finanziario, banca o società di leasing e fare richiesta di finanziamento, indicando la volontà di acquisire la garanzia diretta. Sarà, infatti, l’intermediario (ad esempio la banca) ad inviare la domanda al Fondo di Garanzia, che non interviene nelle negoziazioni tra l’impresa e l’ente finanziario. In alternativa è possibile rivolgersi ad un Confidi, “consorzio di garanzia collettiva dei fidi”, che si occuperà di richiedere la controgaranzia al Fondo.Per maggiori informazioni è possibile rivolgersi aFederascomfidi, la Federazione tra Consorzi e Cooperative di Garanzia Collettiva Fidi.


Chi può accedere all’agevolazione

Possono accedere al Fondo di Garanzia le piccole e medie imprese di qualsiasi settore, situate sul territorio nazionale, che siano economicamente sane. Sono esclusi solamente i cosiddetti “settori sensibili“, ovvero quei settori così ritenuti dall’Unione Europea.

Come riporta il sito del Ministero dello sviluppo economico, ad essere ammessi al Fondo sono, poi, i professionisti iscritti agli ordini professionali e quelli appartenenti “alle associazioni professionali alle associazioni professionali iscritte nell’elenco tenuto dal Ministero dello sviluppo economico ai sensi della legge 14 gennaio 2013, n. 4 e in possesso dell’attestazione rilasciata ai sensi della medesima legge“.

Infine, rientrano tra i soggetti beneficiari anche i consorzi e le società consortili, “costituiti tra piccole e medie imprese di cui gli articoli 17, 18, 19 e 23 della legge 5 gennaio 1991, n. 317 e le società consortili miste di cui all’articolo 27 della medesima legge“.
 

Resto al Sud

È chiamata Resto al Sud la misura fiscale per sostenere le imprese del Mezzogiorno e del Centro Italia e incentivare la nascita di nuove. Un’agevolazione che include, tra i beneficiari, i soggetti di età compresa tra i 18 e i 55 anni e prevede contributi fino a 200.000 euro per le realtà imprenditoriali emergenti. Sono contributi economici, in parte a fondo perduto, investiti per incoraggiare un maggior sviluppo delle imprese nel Centro e Sud Italia, in primis quelle giovanili.

Ad occuparsi della gestione dei finanziamenti è Invitalia, l’Agenzia nazionale per l’attrazione degli investimenti e lo sviluppo d’impresa S.p.A., il cui portale offre agli utenti tutte le informazioni dettagliate e aggiornate su bandi, modulistica, consulenza e assistenza.

Quali sono i requisiti per accedere

All’agevolazione Resto al Sud hanno accesso solamente i soggetti con determinati requisiti, ovvero:

  • residenti nei territori oggetto della misura; oppure i soggetti che sono disposti a trasferirsi entro 60 giorni dall’eventuale accoglimento della richiesta di finanziamento o i soggetti residenti all’estero disposti a trasferirsi entro 120 giorni;
     
  • i soggetti che hanno tra i 18 e i 55 anni d’età;
     
  • i soggetti che, per la durata del finanziamento, sono senza contratto di lavoro a tempo indeterminato;
     
  • i soggetti che non sono già titolari di altra attività di impresa in esercizio alla data del 21 giugno 2017;
     
  • liberi professionisti che non risultano titolari di partita IVA, nei 12 mesi antecedenti alla presentazione della domanda, per lo svolgimento di un’attività analoga a quella per cui chiedono le agevolazioni;
     
  • i soggetti che, negli ultimi 3 anni, non hanno beneficiato di altre agevolazioni nazionali per l’autoimprenditorialità;
     
  • i soggetti in procinto di costituire società, imprese individuali, cooperative che hanno sede, sia operativa che legale, nei territori in cui è prevista la misura. Rientrano nell’agevolazione anche le società che sono state già costituite ma dopo la data del 21 giugno 2017. Per quanto riguarda, invece, le società che devono ancora essere formate, possono accedere all’incentivo se la costituzione avviene entro 60 giorni (120 giorni in caso di residenza all’estero) dall’esito positivo dell’istruttoria.

Quali sono le attività finanziabili con Resto al Sud

Resto al Sud coinvolge tutte le attività produttive non solo del commercio ma anche di altri settori quali artigianatoindustriatrasformazione dei prodotti agricolipesca, fornitura di servizi alle persone e alle impreseturismo e attività libero professionali (in forma individuale ma anche societaria).

Inoltre, tra gli enti accreditati alla richiesta degli incentivi di Resto al Sud, è stata inserita anche Ali-Confcommercio, Associazione Librai Italiani, che permetterà ai librai di godere di alcune agevolazioni, tra cui il supporto gratuito per il proprio progetto.Leggi l’approfondimento completo sui nuovi incentivi di Resto al Sud per i librai.

Per essere sempre aggiornati sugli sviluppi dei propri progetti, i workshop regionali in programma, le banche o gli enti pubblici convenzionati, è possibile scaricare l’app di Resto al Sud, sia su circuito Android che IOS.

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Piano Transizione 4.0

È chiamata Piano Transizione 4.0 la misura che prevede crediti d’imposta per le imprese che investono nell’innovazione, prevedendo aliquote diverse a seconda delle varie categorie di beni. A disciplinare il credito d’imposta per gli investimenti nei campi ricerca e sviluppo, innovazione e transizione ecologica è l’articolo 1, comma 45, della Legge di Bilancio 2022, che definisce anche le tempistiche e il tetto massimo dei vari investimenti.

Quali beni rientrano nella transizione 4.0

Ad essere agevolabili sono gli investimenti in beni strumentali materiali e immateriali, funzionali alla trasformazione tecnologica e digitale delle imprese. Le liste dei beni che beneficiano della misura sono contenute nell’Allegato A e nell’Allegato B della Legge 11 dicembre 2016, n. 232.

Beni strumentali materiali

Le aliquote per l’acquisto dei beni strumentali 4.0 (Allegato A, legge 11 dicembre 2016, n. 232), dal 2022 fino al 31 dicembre 2025, sono state ribassate con percentuali variabili in base all’investimento. E quindi sono riconosciuti i seguenti crediti d’imposta:

  • per gli investimenti fino a 2,5 milioni di euro: 40% del costo della quota nel 2022 e 20% dal 2023 al 2025;
  • per gli investimenti della fascia da 2,5 a 10 milioni di euro: 20% del costo della quota nel 2022 e 10% dal 2023 al 2025;
  • per gli investimenti della fascia da 10 a 20 milioni di euro: 10% del costo della quota nel 2022 e 5% dal 2023 al 2025.

Beni strumentali immateriali

Lo Stato riconosce un credito d’imposta alle imprese che investono nei cosiddetti beni strumentali immateriali tecnologicamente avanzati, ovvero gli strumenti indicati nell’Allegato B, legge 11 dicembre 2016, n. 232. Sono agevolabili anche le spese sostenute con servizio di cloud computing per la quota spettante alle competenze.

Il credito d’imposta è applicabile fino al 2026, ma con aliquote differenti a seconda degli anni:

  • 2021 – 202320% della spesa fino al tetto massimo di un milione di euro;
  • 202410% della spesa fino al tetto massimo di un milione di euro;
  • 20255% della spesa fino al tetto massimo di un milione di euro.
  • 2026 (fino al 30 giugno): se entro il 31 dicembre 2025 l’ordine di acquisto è stato accettato dal venditore ed è già stato pagato almeno il 20% del costo di acquisizione.

Ai beni strumentali immateriali che non sono ricompresi nell’Allegato B, nel 2022, viene applicato un credito d’imposta del 6% purché il tetto massimo delle spese non superi il milione di euro.

Chi può usufruire del Piano Transizione 4.0

Sono ammesse nell’agevolazione le imprese appartenenti al territorio statale (art. 1, commi da 1051 a 1063, legge n. 178/2020, come già modificati dall’art. 20 del Decreto Sostegni bis), a prescindere dalla tipologia e dal settore economico, incluse le imprese agricole, marittime, i soggetti con regime forfettario e gli esercenti arti e professioni (art. 1, comma 1061, legge n. 178/2020).

Sono escluse, invece, tutte le imprese con sanzioni interdittive (ai sensi dell’articolo 9, comma 2, del Decreto Legislativo 8 giugno 2001, n. 231), in stato di liquidazionefallimentoconcordato preventivo senza continuità aziendale o soggette ad altri tipi di procedure concorsuali.

Come funziona il credito d’imposta

Il credito d’imposta a favore degli investimenti in ricerca e sviluppo, beni strumentali e formazione 4.0, introdotto dalla Legge di Bilancio 2022 in sostituzione dell’iperammortamento e superammortamento, può essere utilizzato solamente in compensazione.

La compensazione del credito d’imposta viene divisa in tre quote annuali dello stesso importo, a decorrere dall’anno di avvenuta interconnessione dei beni e in diretta liquidazione con gli F24. Non è, dunque, possibile usufruire del credito d’imposta, né dall’acquisto dei beni né dall’investimento, ma solamente dalla messa in funzione dei beni stessi secondo gli estremi del paradigma 4.0.

Come accedere al Piano Transizione 4.0

Per accedere al Piano Transizione 4.0 le imprese devono presentare una perizia tecnica, rilasciata da un professionista del settore (ingegnere, perito industriale o ente di certificazione accreditato), che dimostri che i beni oggetto dell’agevolazione rientrano nell’elenco di uno degli allegati A o B.

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